Descrizione Progetto

PORTA CARBONE

Lungo la muraglia che delimitava l’arco della Cala nel XVII secolo, si aprivano cinque porte: della Dogana, della Pescaria, Carbone o della Legna, della Calcina e di Piedigrotta. Dalla porta della Dogana venivano immesse in città le varie mercanzie; nei pressi di quella della Pescaria si vendeva il pesce; da porta Carbone entravano il carbone e la legna da ardere che qui venivano acquistati, fuori dalla porta Calcina erano depositate e vendute la calce e la sabbia necessarie per la costruzione degli edifici; infine porta Piedigrotta, che delimitava l’arco della Cala verso settentrione, era così chiamata per la vicinanza con l’omonima chiesa cinquecentesca, oggi non più esistente in quanto distrutta dai bombardamenti aerei del 1943. Le prime quattro di queste porte erano più o meno legate ad attività commerciali e da esse entravano in città molte delle merci che giungevano per via mare. Le cinque porte e la cortina muraria lungo la quale esse si aprivano oggi sono scomparse. Di alcune di esse rimane soltanto la memoria nell’attuale toponomastica cittadina: piazzetta delle Dogane, piazzetta Carbone, piazzetta Piedigrotta; delle altre due è svanito ogni ricordo. Di porta Carbone o delle Legna venne dato questo nome in quanto nei suoi pressi si vendevano la legna da ardere ed il carbone che provenivano, trasportato con grosse barche, da Caronia, Cefalù e da altri luoghi dell’Isola. Non si conosce con precisione la data di apertura di questa porta che nel 1590, secondo quanto riferisce Valerio Rosso, era stata da poco fabbricata. Circa le sue caratteristiche architettoniche, sappiamo che la struttura muraria era realizzata in pietra da taglio a grosse bugne e che essa non era stata completata nella parte superiore. La porta aveva una larghezza di sedici palmi ed un’altezza di 22 palmi. Come tutte le altre porte della cinta muraria della città, anche porta Carbone ebbe le sue vicende. Vincenzo Auria ci riferisce che nel mese di dicembre 1676 temendosi un attacco nemico alla città, assieme alla porta Felice, di Termini, di S.Agata, di castro, d’Ossuna, Maqueda e della Calcina fu anche murata la “porta delli Legni alla marina”. Sappiamo inoltre che, nel 1777, il consiglio civico concesse a certo Davì Francesco de Cordova, proprietario di un “tenimento” di case nella vicina piazza della Fonderia e limitrofe alla porta Carbone, la facoltà di potere edificare un andito che mettesse in comunicazione le sue case con la porta stessa, costruendo al di sopra di questa una volta reale allo scopo di utilizzare l’area di risulta come terrazzo. Come contropartita di tal concessione il davì assume l’onere del restauro e dell’abbellimento della porta, sia dalla parte esterna, sia dalla parte che prospettava
verso la città. Porta Carbone fu abbattuta nel 1875 seguendo in ciò la sorte di molte altre della cinta muraria della città. Un ‘assurda concezione del risanamento urbano volle, infatti, l’annientamento di detta cinta muraria e dei bastioni seicenteschi allo scopo di “ventilare” l’antico tessuto viario della città. Poche furono le porte che si salvarono. Sino a qualche decennio fa il toponimo “porta Carbone” era ancora vivo tra il popolo e con esso soleva indicarsi lo slargo esistente all’innesto della via Argenteria sull’arco della Cala.

Tratto da: R.La Duca, I bastioni e le porte di Palermo ieri e oggi, a cura di Francesco Arnetta,Salvatore Sciascia Editore, 2014.

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