Descrizione Progetto

PORTA DI CASTRO

Sino alla fine del XVI secolo, il torrente Kemonia attraversava la città e, prima che questa in periodo arabo, si espandesse verso meridione, il suo letto aveva costituito il fossato naturale delle mura punico-romane. Con lo sviluppo del borgo arabo ed in particolare del “quartiere nuovo”, cioè dell’attuale rione dell’Albergheria, tale corso d’acqua era rimasto entro la città, cosi come, verso settentrione, anche il Papireto, al di là del quale si era sviluppato il quartiere del Seralcadio che comprendeva l’odierno rione del Capo. Ma Kemonia e Papireto con, le loro frequenti piene e con le conseguenti inondazioni, costituivano un continuo pericolo per i quartieri che attraversavano. Alla fine del XVI secolo i due corsi d’acqua furono deviati. L’antico letto del Kemonia, ormai prosciugato, venne sistemato come strada, denominata dei Tedeschi, in quanto lungo questa via abitavano soldati della guardia alemanna, e cioè gli alabardieri destinati come guardie del corpo nel vicino Palazzo Reale per la custodia personale del vicerè. Nel 1620, all’estremità della strada dei Tedeschi, per iniziativa del sento palermitano, fu aperta una nuova porta che venne intitolata al vicerè conte di Castro. Per far ciò, si rese necessario demolire la chiesa di Santa Maria dell’Itria che venne ricostruita in luogo poco discosto, e cioè dove ancora essa si trova, addossata alla chiesa di S. Mecurio. La porta fu realizzata su progetto dell’architetto del Senato Mariano Smiriglio. Era adorna di una grande aquila di marmo coronata, con le ali aperte e recante nel petto l’arme reali. Due stemmi che la fiancheggiavano contenevano rispettivamente l’arme del vicerè conte di castro e l’aquila palermitana, emblema del Senato. Nell’inondazione de 27 Novembre 1666, il Kemonia riprese il suo antico letto, ma trovò lo sbarramento della nuova porta e certamente l’avrebbe travolta causando enorme rovina se, il suo custode Scipione Valdera, rivolgendosi ad una immagine di s.Rosalia affrescata nel lato destro della porta stessa, non l’avesse pregata “con molte lagrime a soccorrer la sua patria”. Nel 1879, poiché la porta era mal ridotta, ne fu decisa la demolizione e soltanto alcuni elementi della sua decorazione marmorea furono conservati nel Museo Nazionale. Tutto questo materiale fu trasferito verso il 1945 alla Galleria Nazionale di Sicilia, e in parte ceduto alla Soprintendenza ai Monumenti.

Tratto da: R.La Duca, I bastioni e le porte di Palermo ieri e oggi, a cura di Francesco Arnetta, Salvatore Sciascia Editore, 2014.

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