Descrizione Progetto

PORTA DI MAZARA

Nel 1325 una flotta composta da 113 galee al comando di Carlo, duca di Calabria, figlio del re Roberto d’Angio, sbarca sulla spiaggia meridionale di Palermo con un esercito avido di rapina e feroce di odio. La città è posta sotto duro assedio e si combatte accanitamente alle sue porte: di Termini, di Mazara, di Carini. Giovanni Chiaramonte, tutta la nobiltà palermitana ed il popolo sono in armi sugli spalti delle mura coronate di vessilli e di macchine di difesa. Per più giorni si combatte una feroce battaglia, Invano le navi dell’invasore tentano di forzare la catena del porto; il popolo si batte valorosamente e la città resiste all’impeto del nemico che, al venticinquesimo giorno, levato l’assedio, sfoga la sua rabbia mettendo a ferro e fuoco le ridenti contrade dei Corsari, della Favara, di Faximero, di Misilmeni, di Sabucina, del Gabriele e della Zisa. E’ uno dei più importanti episodi della lunga “Guerra del Vespro” conclusasi con la pace di Caltabellotta nel 1347 con una più onorevole pace stipulata tra il re Ludovico d’Aragona e la regina Giovanna di Napoli. Cronisti e storici dell’epoca, nella narrazione di questo assedio e dell’eroica difesa dei cittadini, citano per la prima volta, tra le porte della città, dinanzi alle quali più accanita e cruenta fu la battaglia, quella detta di Mazara ancora oggi esistente nella piazza Porta Montalto all’imbocco della via Benedettini. Quest’antica porta, rivolta verso la città di Mazara, si è miracolosamente salvata dalle demolizioni che, dalla fine dello scorso secolo sino ai nostri giorni, hanno fatto quasi del tutto scomparire la cinta muraria bastionata della città. Indubbiamente questa porta venne costruita molti anni prima del 1325. In questa zona della città nel secolo X fu il quartiere detto Kemonia dal nome arabo del vicino “fiume del Maltempo”, il cui alveo ricadeva sulla odierna via Castro. E nel muro che cingeva questa zona della città venne aperta porta di Mazara. Osservando la porta, così come oggi ci appare nel suo prospetto esterno, si scorge, al di sopra dell’arco, uno stemma intagliato nella pietra recante tre scudi: quello superiore ha le armi della Casa d’Aragona, due inferiori con l’aquila della città di Palermo e le armi che il Mongitore ritiene essere state di Federico Incisa, gran cancelliere del Regno dal 1311 al 1322 che, dopo l’assedio del 1325, fu sovrintendente al restauro delle mura e delle porte. Nella volta, nella parte che guarda verso la città, si notano affrescate alcune figure di santi.

Tratto da: R.La Duca, I bastioni e le porte di Palermo ieri e oggi, a cura di Francesco Arnetta, Salvatore Sciascia Editore, 2014.

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