Descrizione Progetto

PORTA REALE

Sino alla fine del XVIII secolo, tutte le porte della città, dopo il tramonto del sole,venivano regolarmente chiuse nonostante le proteste degli abitanti dei sobborghi per il disagio che ne subivano, non potendo più entrare o uscire dopo una certa ora. La città infatti aveva cominciato a svilupparsi oltre la cinta muraria, a di abolire le porte non se ne parlava. Le vecchie porte venivano rifatte spostandole un po’ più avanti per allinearle con l’edilizia che si era incrostata sul paramento esterno delle mura urbane. Tutt’al più si concedeva che qualcuna di tali porte rimanesse aperta per qualche ora dopo l’Ave Maria, o si chiudesse a notte inoltrata come, ad esempio, la Porta Felice, che consetiva l’accesso nelle sere d’estate alla passeggiata della Marina. Le mura seicentesche della città costituivano ancora un anello impenetrabile in tempo di notte, anche in ora diurna il collegamento della città ai sobborghi e alle campagne avveniva attraverso punti obbligati, quali erano le porte. Lo sviluppo extra moenia comportava inevitabilmente l’apertura di nuovi varchi nella cortina muraria attraverso i quali più agevolmente si potessero raggiungere le nuove zone urbanizzate. Anche se la città aveva scelto come direttrice della sua espansione il prolungamento verso nord della via Maqueda, a sud della cortina muraria, al di là dell’odierna via Lincoln, era stata impiantata nel 1777 nel piano di S. Erasmo la magnifica Villa Giulia, che traeva il suo nome dalla viceregina Donna Giulia Guevara, moglie del vicerè Marcantonio Colonna. Questo splendido giardino richiamava molti cittadini, specie quando si faceva musiche nelle sere d’estate o lo si illuminava in occasione delle feste di S. Rosalia. Ma per potervi accedere, bisognava uscire o dalla lontana Porta di Termini o dalla porta dei Greci. Quasi contemporaneamente all’impianto della Villa iulia, il Senato palermitano, essendo pretore Girolamo Maria Grifeo dei principi di Partanna, decise di aprire una nuova porta in fondo al piano di Santa Teresa e cioè al termine dell’odierna via Cervello. La porta in onore della regina, venne chiamata “Carolina” ma comunemente fu detta “Reale” o di “ S. Teresa ”, per la vicinanza del monastero “ di nobili signore” avente questo titolo. I due piloni avrebbero dovuto essere adornati con due conche marmoree, ma inseguito queste furono utilizzate nella Porta S. Antonino e la porta Reale venne completata senza eccessivo sfarzo. Due piccole esedre raccordano i piloni con la cortina edilizia prospettante sulla via Lincoln. Porta Reale Carolina, ultima nel tempo lungo la cortina muraria,rimase incompleta nelle ornamentazioni previste, non ci si curò neppure di collocare una lapide che ricordasse la data della sua apertura ed i personaggi che di ciò si erano occupati. Nel corso dell’ultima guerra, l’esedra di destra venne parzialmente distrutta. A quella di sinistra successivamente venne affiancato l’edificio del Giornale di Sicilia costruito sull’area di risulta dell’ ottocentesco palazzo Alù. Porta Reale fù l’ultima delle porte palermitane. Essa avrebbe funzionato per qualche decennio sino alla completa abolizione dell’uso di serrare i battenti dopo il tramonto del sole.

Tratto da: R.La Duca, I bastioni e le porte di Palermo ieri e oggi, a cura di Francesco Arnetta, Salvatore Sciascia Editore, 2014.

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