Descrizione Progetto

PORTA DI VICARI O S. ANTONINO

Nel 1600 la creazione della via Maqueda impose l’apertura di due varchi nei punti in cui l’asse della nuova strada intersecava la muraglia della città. Nascevano in tal modo altre due porte urbane: porta Maqueda e porta di Vicari. Quest’ultima che si apriva verso la campagna meridionale, era stata creata realizzando una specie di breve galleria sotto il baluardo che muniva la cortina muraria ricadente tra i bastioni di porta di Termini e di porta S. Agata. La porta in origine avrebbe dovuto essere denominata “Manriquez”, ma venne poi intitolata al pretore della città Francesco del Bosco, conte di Vicari. Dapprima la porta si presentava alquanto disadorna e soltanto due lapidi, poste verso l’esterno e l’interno della città, ne ricordavano l’apertura. Dopo il 1630, anno della costruzione del vicino convento di S. Antonino, porta di Vicari venne detta anche di S. Antonino e allorquando nel 1637 il vicerè D.Luigi Moncada. Duca di Montalto, fece costruire la strada che collegava detto convento con la contrada di S. Erasmo (l’odierna via Lincoln), anche la porta venne restaurata, ma essenzialmente rimase con le medesime linee architettoniche. Nel 1716 il pretore don Ferdinando Gravina, principe di Palagonia, provvide a farla abbellire nella parte che guardava verso l’esterno . Il fornice prospettante verso la città venne invece ornato soltanto nel 1778 per iniziativa del pretore di quel tempo, marchese di Regalmici. Nel 1789 s demolì quella parte del baluardo che era attraversato dall’antica pota di Vicari, sicchè si rese necessario costruirne una nuova, che, in tale circostanza, venne spostata più avanti, nel sito dove essa oggi si trova, per allinearla alle fabbriche che man mano erano state addossate alle mura e che prospettavano sulla strada suburbana, ricadente sull’abolito fossato della città. Questa seconda porta di Vicari o di S. Antonino fu realizzata con architetture analoghe alla non più esistente porta Maqueda. La parte di bastione non demolita rimase incorporata nelle fabbriche private e venne completamente abbattuta allorquando fu creato l’ingresso nella via Roma, dalla parte della stazione ferroviaria. Delle 19 porte che si aprivano lungo la muraglia della città ne rimangono oggi soltanto otto, poco meno della metà. Le altre sono scomparse, demolite nello scorso secolo assieme alle cortine murarie che le fiancheggiavano.

Tratto da: R.La Duca, I bastioni e le porte di Palermo ieri e oggi, a cura di Francesco Arnetta, Salvatore Sciascia Editore, 2014.

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