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PORTA DEI GRECI

L’antica porta dei Greci non sorgeva nel luogo dove oggi si apre quella così denominata lungo la cortina muraria del foro italico. Prima che nel XVI secolo la cinta urbana venisse ampliata verso il mare, la porta dei Greci era ubicata nella odierna Via 4 Aprile di fronte al Palazzo Palagonia. Essa prendeva il suo nome dal rione della Kalsa, abitato in prevalenza da popolazioni di orgine greca, e lo mantenne anche quando nel 1553 , venne trasferita nel posto dove ancora si trova. Nel 1550, il vicerè Giovanni de Vega iniziò una campagna militare in Africa, conquistando molte città della costa barbaresca. Reduce vittorioso fece il suo ingresso trionfale a Palermo entrando proprio dalla uova Porta dei Greci, dove nel 1556 fece collocare i battenti in ferro di alcune porte da lui smantellate nel corso della sua fortunata azione in Africa. Per tale motivo la porta venne anche detta “di Vega” o “d’Africa”. Le porte in ferro sino alla metà del secolo scorso erano ancora esistenti, poi non si sa esattamente in quale anno furono smantellate. La porta era inoltre sormontata da un’aquila a due teste, ornata di corona imperiale, recante sul petto lo stemma del’imperatore Carlo V, opera dello scultore Fazio Gagini. Tale aquila venne successivamente rimossa e posta nella facciata dell’edificio del Monte di Pietà. Analogamente furono tolti due stemmi che adornavano il prospetto esterno, recanti le armi del vicerè del Vega e l’aquila palermitana; dal prospetto interno venne anche tolta un aquila marmorea ad ali spiegate. Quest’aquila è quella che si trova attualmente collocata nel cortile maggiore del Museo Nazionale di Palermo. Porta dei Greci è legata alla celebre processione fatta nel 1625 a seguito del ritrovamento delle ossa di S. Rosalia sul Monte Pellegrino. Il lungo corteo di popolo, uscito da Porta Felice, rientrò da quella “dei Greci” e analoga manifestazione avvenne nel centenario del 1724.
Sulla porta sorgeva il cosidetto “casino del principe della Cattolica” che, nei moti del 1820, fu quasi interamente distrutto dalle artiglierie delle barche cannoniere siciliane. Nel 1832 esso venne acquistato dal Marchese Ernico forcella il quale lo fece ricostruire con architetture e decorazioni eclettiche, di gusto non sempre accettabile. Il palazzo che rimase in parte incompleto a causa di una lunga lite con le monache del vicino monastero di Santa Teresa che non volevano che le nuove fabbriche togliessero la vista del mare dall’alto della loggia che sormontava il monastero stesso, fu acquistato in seguito dai principi di Baucina e successivamente dal marchese De Seta. Con quest’ultimo nome è comunemente conosciuto.

Tratto da: R. La Duca, “La città perduta”, volume 2.

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